giovedì 19 maggio 2011

La benefattrice

Ho amato pochissimi uomini nella mia vita.
Ne ho scopati una quarantina.
Dai diciassette anni agli attuali (quasi) trentotto.
Che non sono poi neanche tanti.
Sono sempre stata una ragazzina timida e impacciata.
Quando ho iniziato a masturbarmi, le mie amiche usavano già la pillola anticoncezionale.
Io ero "avanti" nella testa, indietro per molte altre cose.
Ho sempre avuto i miei tempi, non ho mai fatto confronti d'esistenze e avevo il terrore - l'ho avuto per anni durante l'adolescenza - dell'intrusione dolorosa di quel grosso pezzo di carne nel limbo immacolato della mia intimità ancora intatta.
Più che il dolore fisico, temevo la sgradevolezza della sensazione di un corpo estraneo nel mio corpo.
Avevo quattordici anni.
Nove mesi più tardi avrei fatto il mio primo pompino.
Poco più di tre anni dopo, il primo rapporto sessuale completo.
Non mi sono mai piaciuti i "ragazzini", i cosiddetti coetanei.
Ho preso una sbandata epocale per un ragazzo splendido, con due occhi azzurri da sturbo ai tempi del liceo: ero in quarta ginnasio, lui faceva il secondo liceo.
Il giorno dopo avermi messo la lingua in bocca, l'ho visto lungo il viale alberato che portava a casa mia a fare la stessa cosa con una tipa borchiata e succinta.
Ho vomitato.
Da quel giorno credo di avergli tolto anche il saluto.
Ho iniziato a scopare con il prof. d'inglese. 
Mentre in macchina glielo succhiavo, lui recitava i versi di Shakespeare.
I "grandi" scopano da dio, i "ragazzini" sono solo buoni a metterti una mano fra le cosce e a lasciarti con la voglia di quel "di più" che i loro padri sapranno come appagare.
L'esperienza insegna e fa godere.
Da quel giorno non ho mai più permesso a uno sbarbatello under 40 d'infilarmi la lingua in bocca. Né altro in qualsiasi altro anfratto del mio corpo adibito ad essere riempito.
Dai diciassette anni in su, la ragazzina imbranata e goffa, il brutto anatroccolo si è trasformato nel cigno che se la tirava e che per anni gaudenti a venire avrebbe scopato a destra e a manca. 
In quegli anni ho realizzato che non esiste uomo in grado di cedere alle grazie di nessuna femmina ammaliatrice.
E se il motto: "Ogni lasciata è persa" resta il motto dei maschietti, io ho trovato la maniera di trarne agevolazioni e vantaggi.
Nel tempo - col senno di poi - ho avuto fra le cosce uomini assai infelici, frustrati, castrati da rapporti o matrimoni scialbi e sporchi d'abitudine, soffocati da mogli o compagne timorate di Dio buone solo a farsi ingravidare secondo i riti di Sacra Romana Chiesa.
Farselo mettere nel culo non era pratica contemplata.
I mariti di talune borghesi frustrate, frigide e benpensanti, credo d'essermeli passati in rassegna tutti quanti, uno via l'altro.
Noia, tedio, infelicità e una straripante voglia di vita e sana lussuria braccata da un perbenismo morale ed ipocrita che ammazza più della fama e dell'ignoranza messi insieme.
Con alcuni mi sono concessa in un atto unico.
Ad altri ho riservato diverse repliche.
Quando s'innamoravano, li scaricavo. Sparivo.
Con uno soltanto mi sono "bruciata". 
Nove anni di passione torrida. Le peggio porcate, il sesso migliore.
Leggevamo Victor Hugo dopo aver scopato selvaggiamente o mi declamava versi d'amore di Pessoa mentre riversava fiotti di piacere biancastro nel mio ventre.
Forse è ciò che più ho amato e amo.
Un poeta capace di fotterti culo e anima con la stessa impeccabile e disarmante grazia.
L'ho lasciato soffrendo le pene dell'inferno senza sconti il giorno in cui ho temuto di aspettare un figlio.
Avrei scoperto dopo trattarsi solo di un falso allarme, ma da quel falso allarme ho capito che era giunta l'ora di voltare pagina e cominciare a scrivere un capitolo nuovo della mia vita.
Restituendolo alla moglie frigida e incazzosa (farci l'amore era come leggere un bollettino di Borsa, testuali parole dell'infelice consorte) e riprendendomi il cuore carente di qualche ammanco di battiti e sangue versato. Con un buco enorme - vuoto, carenza bisogno - che altri amanti ben accessoriati avrebbero riempito.
Una storia di nove anni.
Piangi nove giorni e pensi che non scoperai mai più.
Passano i nove giorni, versi tutte le lacrime - anche quelle che non pensavi di possedere - e ti svegli poi, un giorno, scoprendo che per donne come te è sempre un azzardo pronunciare frasi estreme e "Mai più".
Soprattutto quando si tratta di scopare...